Episodio 2 / PARMA – Episodio 2 / PARMA – Episodio 2 / PARMA – Episodio 2 / PARMA – Episodio 2 / PARMA – Episodio 2 / PARMA – Episodio 2 / PARMA – 
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Parma 

La città concentrica


(Kublai è un podcast accessibile a tutte e tutti.)  

FRANCESCA PIZZO:
Parma credo sia naturalmente una capitale per la sua storia e per le caratteristiche culturali, ma di bellezza e di ricchezza della città. Una capitale di default. La ricchezza delle esperienze culturali che ho trovato eccezionale rispetto alle altre città più grandi dove ho vissuto in passato e che comunque quella ricchezza aspetti invece Parma da questo punto di vista mi ha molto sorpreso che si conferma appunto essere una città della cultura di per sé.

CARLO FERRETTI:
Ascoltando queste parole ci siamo chiesti cosa significa essere una città della cultura di per sé. Questa frase sembra suggerire un modo d'essere di una città, puoi diventare Capitale della Cultura, essere nominato e riconosciuto come tale. Oppure puoi nascere città della cultura, come se naturalmente tutto fosse al posto giusto. Ogni indicatore è rispettato. La bellezza sotto gli occhi di tutti.
Pensandoci, esistono luoghi che consideriamo inequivocabilmente di cultura, ovvero in grado di accompagnare la nostra mente verso una forma di bellezza talmente limpida da essere in consultabile, riconosciuta da tutti e tutte.

*sigla Kublai *

CARLO FERRETTI:
Parma fa questo effetto. Il viandante è accolto da una bellezza riconoscibile. Quella del Rinascimento italiano del barocco, del manierismo; bellezza è lo sguardo nei ritratti di Parmigianino,il  paradiso della cupola di Barnabei, il pergolato vegetale degli affreschi di Correggio. Bellezza è  l'intera opera di Verdi, insieme al patrimonio alimentare e automobilistico conosciuto in tutto il mondo. Una città della cultura di per sé, però, non è solo bella. Spesso la bellezza ci inganna come Matera ci ha insegnato, che può condurci a valutazioni affrettate, incapaci di cogliere gli angoli più timidi e le sembianze meno riconoscibili.
Oltre le mura scivola la città invisibile, fatta di storie, imprese, relazioni e  scelte. Parma diventa una capitale italiana della cultura ne 2020,  Parma diventa capitale nell'anno più difficile, quello in cui tutti abbiamo ripensato i nostri legami sociali e la nostra vita, quella dell'emergenza sanitaria da Covid- 19 , una condizione che costringerà l'attesa a ripensare un programma intero e l'idea stessa di eventi dal vivo.
Così questa piccola città del Nord. Umana e concentrica e la sua fitta rete di realtà istituzionali, imprenditoriali e associative si rimbocca le maniche e inizia a costruire un presente diluito. Un percorso che vedrà i suoi risultati nel tempo al di fuori del suo anno da  regina. Non basta, infatti, solo la bellezza. Parma ha scommesso anche su altro, ha scommesso sulla qualità della vita ovvero su una città a misura d'uomo dove i servizi sono accessibili a tutti e la cultura non è una barriera, ma un ponte Inizia qui il nostro viaggio per Parma, l'utopia di un sogno misurabile.

Kublai ascolta, vuole scoprire le città del suo impero. Marco Polo racconta e ne rivela le forme più intima. Siamo partiti da qui, dalle città invisibili di Italo Calvino, perché le città come i sogni, sono costruite di desideri, di paure.
Sono il filo di un discorso segreto dove una cosa nasconde sempre un altro. Io sono Carlo Ferretti, e questo è Kublai, il podcast sulle capitale della cultura. Un racconto attraverso le voci delle città che cambiano, prodotto da itinerari paralleli e arte libertà. Con il sostegno della Fondazione Cariplo. Abbiamo chiesto a diversi ospiti di raccontarci le loro scoperte. Sono abitanti, progettisti, direttrici creative, amministratori, amministratrici locali.
E come Kublai anche noi siamo rimasti lì ad ascoltare questi esploratori. Abbiamo scoperto alcune città Matera, Parma, Procida, Bergamo, Brescia, Pesaro. Tutte accomunate da un orgoglio, diventare per un anno capitale della cultura.

CARLO FERRETTI:
Per raccontare Parma abbiamo bisogno di una bici e di un po’ 'di immaginazione.

*campanello bici e pedali *

FRANCESCA PIZZO:
Parma, una città concentrica, una città concentrata, piccolina, dove tutto è molto a dimensione molto umana, del tutto irraggiungibile. Mezzo principale è la bicicletta.

CARLO FERRETTI:
Accompagnati da Francesca Nadir Pizzo, manager culturale e una delle volontarie di Parma 2020 Attraversiamo le strade della città con la nostra bicicletta. Parma è una città concentrica. Qualcuno dice piegata su se stessa attraversabile in 15 minuti e spinta verso il suo interno.
Il cuore della città è racchiuso da un anello, ovvero una strada a scorrimento veloce e diviso dallo scorrere dell'omonimo torrente. Pedalando verso nord, lungo il fiume la città si apre davanti ai nostri occhi. Da una parte il centro storico, dall'altro lato, l'Oltretorrente.


FRANCESCA PIZZO:
È divisa, ma unita possiamo dire da questo torrente Parma che un po’ segna le due anime della città.
Da un lato c'è il centro e immediatamente di fronte c'è il torrente. Un po’ questi ponti uniscono queste due anime della città. Un po sono molto evidenti le differenze lo stile rende più verace sicuramente la parte più rossa, arte più attiva, la parte più ricca di associazioni di associazionismo, di gente che si unisce, che collabora tramite la parte centro, è sicuramente il centro nevralgico dell'economia e della  ricchezza della città.


CARLO FERRETTI:
Il centro e l'Oltretorrente si guardano da sempre, diversi. In equilibrio perfetto.
L’ Oltretorrente è  situato di là dall'acqua, con le sue cicatrici storiche e politiche, interpreta il ruolo popolare operoso e intraprendente di Parma. Il centro, in passato definito Parma nuova, prospera negli anni con sontuose imponenti palazzi nobiliari, teatri, biblioteche e monumenti del potere civile e religioso.
In passato Parma Nuova è l’Oltretorrente non erano divise solo dal torrente, ma da un intero mondo che rendeva i loro abitanti diversi e lontani in tutto, nello stile di vita e nelle abitudini, nel linguaggio, nei gesti, nel viso e negli abiti, negli ideali e nella visione del mondo. Queste due zone della città rimasero a lungo distanti. Due città nella stessa città, entrambe vivendo in funzione opposto e in esso significando le proprie singolarità.


FRANCESCA PIZZO:
Il quartiere dell’ Oltretorrente è quello che più si adattava alle mie caratteristiche e a quello che io cercavo in un posto dove vivere.
Una zona molto centrale, antica, ricca di storia. È il quartiere delle Barricate, il quartiere rosso della città.


CARLO FERRETTI:
Le barricate antifasciste del 1922 e anche simbolo dell'identità politica della città e della lotta alla violenza fascista. A Parma, città degli operai e dei sindacati di Città della Resistenza armata con vent'anni di anticipo. Città impermeabile al fascismo.

FRANCESCA PIZZO: 
È  anche il quartiere adesso invece, nella contemporaneità il quartiere universitario, quindi molto attivo, molto vivo con tutta una serie di piazzette locali di crimine molto vivibile. Una dimensione umana con delle belle case antiche dove c'è anche quella sensazione di essere ben accolto di calore. E il centro ha tutta una sua bellezza molto, molto elegante. Il centro è chiaramente dove si trova la maggior parte della mia attività lavorativa ha questo fascino di tranquillità, di serenità, di bellezza.
È piacevole camminare nelle vie viuzze. Il palazzo di Pietra Terra dietro la cattedrale, tra le varie chiese del centro. Veramente molto piacevole con questi campanili che ogni tanto spuntano dalle svolte delle strade e giri l'angolo. Quindi questi sicuramente sono due immagini che ho un po’ nel cuore della città


CARLO FERRETTI:
Il centro di Parma è una mappa del tesoro. Ogni angolo nasconde un possibile premio.
Una sorpresa per chi ha la pazienza di esplorare, una chiesa, un luogo di interesse, un'installazione artistica o un baretto. Riprendiamo la nostra bici. Si riparte da piazza Garibaldi, la sede del Comune di Parma.


CORRADO BELDÌ:
A pochi passi da lì ci sono i luoghi simbolo della città, il complesso monumentale della Pilotta che è un grande museo, ma  fu anche il palazzo importante dell'epoca Farnesiana, anche con all'interno, appunto il Teatro Farnese, una bellissima collezione d'arte.


CARLO FERRETTI:
Quello che sentite è Corrado Beldì, imprenditore e manager culturale, piemontese di nascita ma parmense di adozione. Sarà lui la nostra guida nel centro di Parma.


CORRADO BELDÌ:
E a pochi passi da lì il Duomo e il Battistero dell'Entella, che rappresentano tra le cose più alte del Medioevo internazionale, italiano ed europeo. E in asse anche la chiesa di San Giovanni con il suo convento e gli orti, che è un bene segreto ma meraviglioso di entrambe queste chiese con le cupole del Correggio che sono state rivoluzionarie per la storia del Rinascimento italiano.


CARLO FERRETTI:
Antonio Allegri, detto il Correggio, uno dei più grandi artisti italiani, autore tra le altre di quella che è stata definita da Roberto Longhi un capolavoro quasi paragonabile alla Cappella Sistina, ovvero la Camera di San Paolo e poi meglio conosciuto come la Camera della Badessa.Uno dei punti nevralgici di Parma 2020.


CORRADO BELDÌ:
Poi ci sono tanti beni in un cerchio di pochi metri la chiesa della Stecca, con gli ultimi importanti dipinti del Parmigianino e poi delle vie dove pulsa una vita di comunità in cui lo star bene è un elemento centrale dell'esistenza dei parmigiani, in cui il cibo il buon vivere e la musica si intersecano e ovviamente in cui c'è anche la sede del Teatro Regio, che è il luogo dove si svolge Festival Verdi e che è uno dei luoghi più importanti dell'opera al mondo.


*Opera di Verdi in sottofondo,la traviata Atto1, Prelude*


CARLO FERRETTI:
Verdi è l'icona pop dell'opera nel mondo verdi, del Nabucco, del Va pensiero sulle ali dorate e Verdi di Traviata, dei lieti calici. Una capitale by default. Una città fatta per essere una regina cortese. Un merito che rischia di non farci guardare oltre, perché essere una capitale è sempre una decisione, un atto di coraggio. Indossare l'abito più adatto a sé e mostrarlo senza paura a tutti.
Vite, linguaggi, quartieri, mestieri e pensieri. Ecco. Parma che volteggia frenetica ed elegante come le sue anime contrapposte davanti a noi. Nel suo quotidiano modo di essere, una città della cultura, ma con un progetto, una speranza e una scommessa.
Per comprendere il progetto di Parma 2020. Dobbiamo fare un passo indietro. Parma nel 2020 è stata una capitale italiana della cultura, un format concettualmente simile a quello della sua omonima europea.
Come nel caso di Matera, con intenti, propositi simili, ma con dimensioni e modalità differenti. La versione europea, infatti, è nata nel 1985 su iniziativa dell'allora ministro della Cultura del governo greco Melina Mercuri, per illuminare diversità e analogie dei popoli europei. Una festa della cultura, insomma, una celebrazione di ciò che ci unisce nel Vecchio Continente. Ogni anno due capitali in due Paesi dell'Unione europea.
Tanto è cambiato durante questi quasi quarant'anni di manifestazione. Oggi una capitale della cultura non è solo una festa, è una strategia. Nel 2014 l'Italia decide di istituire una versione nazionale del format. L'idea nasce per capitalizzare il lavoro svolto dalle decine di città che quell'anno si erano candidate insieme a Matera, come capitale europee della cultura, seppur con minori risorse rispetto alla gemella europea.
La capitale italiana della cultura è un avvenimento che crea il momento facilita gli attori di una città a incanalare le proprie competenze, risorse e idee verso un progetto di sviluppo condiviso. Ogni capitale vince per una proposta. Ogni proposta è racchiusa in un dossier Parma si presenta all'appuntamento con il suo destino da capitale con le idee molto chiare. Il suo è un percorso che attraversa decenni di sperimentazione tra il mondo culturale, sociale e imprenditoriale.
Prima ancora che un progetto Parma ha proposto un sistema, un modello di collaborazione tra tutti i soggetti della società civile parmense, scommettendo sui suoi ingredienti economici e sociali. In sostanza, Parma ha scommesso sul suo modo di essere, sulla sua produzione culturale, ma soprattutto sulle sue imprese.


ALESSANDRO CHIESI:
Una volta si diceva restituire alla città. Questo tema è sempre presente, però, con la consapevolezza che in realtà, soprattutto come aziende, possiamo fare tantissimo per costruire opportunità per la società, per la comunità e per il territorio in cui viviamo, in cui lavoriamo e il cui sviluppo è fondamentale perché poi si possano sviluppare le nostre aziende per rendere il territorio attrattivo e sostenibile, è diventato un obiettivo per la vita personale. E da lì sono nate cose varie tra cui la più importante, credo, la nascita dell'associazione “Parma Io ci sto”, che da alcuni anni lavora a Parma e che è stata uno degli elementi chiave. Credo anche per la capitale della cultura.


CARLO FERRETTI:
Alessandro Chiesi è un imprenditore farmaceutico parmense, presidente dell'associazione Parma io ci sto, che include oltre cento imprese del territorio.
Il tessuto imprenditoriale locale è uno tra i più importanti in Italia per qualità e varietà. Contando di eccellenze come la Barilla, il Consorzio del Parmigiano Reggiano o del prosciutto crudo. Le aziende però non sono solo entità economiche I soldi non rispondono al telefono. Quello che conta sono le persone e la capacità di contribuire al bene di tutti.
Le imprese sono fattori fondamentali per il benessere di un territorio o addirittura la prosperità culturale di una città.


ALESSANDRO CHIESI:
Perché, come dice un nostro associato, Andrea Pontremoli di Dallara, i soldi non rispondono al telefono. Quello che fa la differenza sono le persone, la capacità, la volontà delle persone di mettersi in gioco anche per la causa comune e di farlo facendo sistema da queste idee e dal fatto, appunto, che ci fosse un vantaggio a rendere attrattivo il nostro territorio. È nata questa associazione che il giorno che l'allora neo assessore alla Cultura Michele Guerra, che oggi è diventato sindaco della nostra città, disse che non facciamo questa cosa qua. Fu sufficiente fare due chiacchierate per dire la facciamo e non solo la facciamo, la facciamo insieme, ci investiamo insieme, costruiamo il progetto insieme. E la proposta da presentare insieme. Tant'è che quando poi è stato riconosciuto il titolo a Parma è stato proprio sottolineato il fatto che non veniva premiato tanto un progetto, ma un modello di collaborazione e di sistema tra pubblico e privato che in qualche maniera questo progetto della Capitale aveva evidenziato e che dietro, appunto, l'associazione di cui parlava.


CARLO FERRETTI:
Parma, quindi, scommette sul modello in grado di riunire intorno a un tavolo i cittadini, gli operatori culturali, l'amministrazione locale e le imprese. In questo modello di collaborazione definito nel gergo: Partenariato pubblico privato,  è tutt'altro che scontato. Pubblico e privato, senza preconcetti e pregiudizi, uniti da un unico obiettivo il bene dell'intera collettività. Ecco, per capirci, immaginatevi un'intera comunità di persone e di interessi seduti allo stesso tavolo per creare insieme un percorso di sviluppo chiamato capitale della cultura. Uno sforzo notevole, assolutamente non banale, che però sembra aver funzionato.


FRANCESCA PIZZO:
Ha funzionato il sistema organizzativo. Secondo me perché è stato molto, molto coinvolgente. Di tutte realtà stiamo parlando veramente dalla grande associazione degli imprenditori del territorio che mette insieme il top dell'industria delle aziende italiane in Italia alla più piccola associazione di amatori del teatro  o Amanti di Verdi, che si compone di cinque associati. Veramente si è riusciti a raggiungere quasi tutte le realtà attive,
Neanche, non voglio dire, neanche solo culturale. Non stiamo parlando neanche solo di attività culturali, ma molte sono state il coinvolgimento delle aziende E non scontato che tante aziende ci mettano a disposizione per aprire le proprie stabilimenti e fare visite culturali, ma anche aprirsi mentalmente la propria organizzazione e sistema lavorativo per includere nei propri processi dei rappresentanti di arte e creatività.
Quindi stiamo parlando di designer. Stiamo parlando di produttori musicali, stiamo parlando di progettisti culturali che sono entrati nelle aziende a lavorare con i dipendenti, con gli operai delle aziende. Non è scontato.


CARLO FERRETTI:
In questo podcast stiamo imparando che una città è un organismo composito e che le capitali della cultura non sono solo una collezione diventi un ufficio programmato dove ogni azione si brucia lasciando spazio a un'altra.
C'è altro dietro le musiche e le luci vivaci di un palco. C'è il tentativo di lasciare il segno, di cambiare gli schemi, i modelli di partecipazione alla vita cittadina. Il piano di Parma è chiaro: innestare una modalità di lavoro valida non solo per la cultura, gli eventi, ma per tutto ciò che riguarda la vita civica, economica e culturale del territorio parmigiano.


FRANCESCA PIZZO:
Si è creata una rete che tra le istituzioni della città che prima dell'anno di capitale lavoravano ottimamente ma di per sé, invece ora molto lavorano ancora a sistema, sviluppando progetti e attività insieme, condividendo le risorse, si è sistematizzato tutto un sistema di partecipazione della comunità, degli abitanti dei cittadini della città di Parma alle attività culturali, anche attraverso un programma di volontariato che, ha capito, si è aperto alla possibilità che esista il volontariato culturale, un volontariato, una partecipazione attiva della cittadinanza nel settore della cultura, della conoscenza e dell'arte, della bellezza.
Quindi si è strutturata anche un tema di partecipazione più attiva della cittadinanza, non solo come spettatore, come pubblico, che ha un'ampia scelta di spettacoli teatrali o concerti da vedere, ma contribuisce attivamente all'organizzazione.


CARLO FERRETTI:
Partecipazione civica e senso di appartenenza. Questo segnaliamo nel nostro quaderno di appunti. Ascoltando i nostri esploratori impariamo un metodo chiaro che vede risultati visibili nella durata e non solo nel raggiungimento di un singolo grande evento.
Ogni progetto è una storia a sé, le variabili in gioco sono tante. La cultura di un territorio raccomanda prudenza quando si cercano comparazioni o si provano ad adottare dei modelli. Parma ha proposto e costruito una modalità sulla base del proprio modo di esistere, cercando di trovare l'abito più adatto alle sue forme. Un modello lento come lenti sono i percorsi democratici, quelli che permettono di ascoltare più voci, di mediare tra le parti, ma con l'assoluta convinzione che quella è la strada giusta.


CAPITOLO 3: IL SILENZIO

*Estratto discorso Presidente Mattarella*

La cultura batte il tempo. È davvero un bel titolo quello che avete scelto per unire le risorse della città. E in questo anno che certamente sarà per tutti, per tutti voi carico di soddisfazioni e conferirà una spinta che manterrà i suoi effetti oltre quest'anno. Parma sarà vetrina dell'Italia e questo impegno lo porterà a sentirsi sempre più città europea.
E questo l'augurio che rivolgo a Parma e con Parma tutta l'Italia, di vivere con gioia e con impegno in questa occasione. Buon 2020 a Parma, nostra capitale della cultura.


CARLO FERRETTI:
E’ arrivato l'anno di Parma. I riflettori di tutta Italia cambiano latitudini. Matera consegna le chiavi, la nuova capitale della cultura e la città delle due anime. è  l'11 gennaio del 2020.
Le strade sono in festa Il giallo tinge gli abiti dei cittadini. Una grande parata di 15.000 persone scorre per le vie della città, il centro e l'oltretorrente riuniti. Bandiere sventolano. E il momento di celebrare il sindaco Federico Pizzarotti agita il battente aperto.
A poche settimane da quel giorno di festa il mondo si fermerà. E il 2020. La causa purtroppo è conosciuta da tutti. Un virus proveniente dalla Cina, il Sars 2, rinominato come covid-19.  Il 21 febbraio del 2020. I giornali italiani raccontano il paziente zero, un giovane uomo di Codogno ricoverato in terapia intensiva. In poche ore vengono confermati centinaia di casi nel Nord Italia diventano migliaia in tutta la penisola L'episodio non è isolato. Il virus dilaga.ma purtroppo tempo non ce n'è.


*estratto discorso Presidente del Consiglio Conte*

Ma purtroppo tempo non ce n'è.
I numeri ci dicono che stiamo avendo una crescita importante dei contagi, delle persone ricoverate in terapia intensiva e su intensiva e anche delle persone decedute. Le nostre abitudini, quindi, vanno cambiate. Ora. Dobbiamo rinunciare tutti a qualcosa per il bene dell'Italia. Lo dobbiamo fare subito e ci riusciremo solo se tutti collaboreremo e ci adotteremo subito a queste norme più stringenti.
E per questo che sto per firmare un provvedimento che possiamo sintetizzare con l'espressione Io resto a casa.


CARLO FERRETTI:
8 marzo 2020. Il presidente del Consiglio dell'epoca Giuseppe Conte, dichiara il look down nazionale. Pochi giorni dopo l'OMS introduce lo stato di pandemia.  In quell’ esatto istante il mondo si ferma. Tutti i settori produttivi, sociali, scolastici e istituzionali sono in allarme. Nelle strade il silenzio scorre dentro e fuori, dentro la confusione sui social, i talk show televisivi, le videochat con amici e colleghi. La paura del futuro, la solitudine. La rabbia, la vita adattata. Fuori l'incedere del tempo. A prima vista immobile silenzioso. La natura scorre. Andrà tutto bene. Sembra un film. L'Italia e l'Occidente non sono pronti a vivere una pandemia. Un evento di questa portata in grado di minacciare così profondamente il nostro stile di vita. E mentre il mondo cerca di sopravvivere? Parma insieme al suo anno, la Capitale si ferma e prova a comprendere il suo senso. Che cosa facciamo adesso?


*estratto intervista a Michele Guerra, già assessore della Cultura, sindaco di Parma*

Parma 2020 Si deve fermare l'emergenza sanitaria che il nostro Paese sta attraversando ci impone di posticipare molti progetti, ci impone purtroppo di cancellarne tanti. E quindi questo anno che doveva essere l'anno dell'apertura, l'anno dell'inclusione, ll'anno di un dialogo culturale fatto con i nostri cittadini, ma anche con le tante persone che sarebbero arrivate a Parma, subisce una battuta di arresto.
I teatri sono chiusi, i cinema sono chiusi, le sale da concerto sono chiuse, personalità e ospiti internazionali che devono raggiungere Parma. Non sono in grado di farlo o non si sentono sicuri a venire nelle nostre zone. È un momento di grande difficoltà sociale, culturale, economica, politica. E sarà difficile anche soltanto ripristinare quelle che sono le abitudini normali dei cittadini residenti.


CARLO FERRETTI:
Quello che avete sentito era Michele Guerra, allora assessore alla Cultura di Parma, oggi sindaco della città. Bisogna tutelare Parma 2020 e la fragilità di chi produce cultura. Il mondo della cultura e dello spettacolo dal vivo è obbligato a stare fermo fin da subito, da prima dell'inizio dello lockdown. Ogni Paese sceglierà modalità diverse di affrontare le restrizioni in relazione agli eventi e ai sussidi a questo mondo produttivo.
Ma quasi tutti opteranno per prolungate chiusure totali. Sono vietati ritrovi dalle riunioni fino agli eventi dal vivo in luoghi della cultura. Si adeguano, mettono in campo strategie e investimenti per rendere gli spazi sicuri e permettere alle persone di tornare quanto prima a partecipare. Esplode la fruizione delle piattaforme online come Netflix, Lo Stato aiuta l'intero settore con sussidi a singoli lavoratori dello spettacolo e ai teatri.
Spesso non basta la cultura, gli spazi della socialità e i suoi lavoratori sono i primi ad essere colpiti. Più di un terzo dei professionisti culturali in Italia perderà il posto di lavoro e i sussidi scarseggiano. Non sempre sono chiari i criteri. La primavera passa in fretta e l'estate allenta la tensione. Anche se l'emergenza pandemica rimane in locale, le spiagge si riempiono ed esplodono.
Ma la cultura dal vivo è ferma per legge, bloccata da una normativa che monitora strettamente i luoghi istituzionali, lasciando spesso a briglie sciolte quelli più commerciali. E una capitale della cultura, si sa. È un progetto altamente istituzionale.
Come convertire quest'anno? Era importante riprendere entusiasmo dopo i primi mesi. Parma voleva dimostrare a tutta l'Italia che una speranza c'era. Bisognava innanzitutto guadagnare tempo.
I progetti ampliati, i luoghi ripensati. Tutta la città diventa uno spazio culturale. Luoghi più piccoli che garantissero il rispetto delle regole e permettessero alla città di tornare a fruire e produrre cultura. Parma 2020 riparte diventando capitale biennale, regina non solo per il 2020, ma anche per il 2021. Il tempo rallenta, la cultura batte il tempo. una capitale della cultura.

CAPITOLO 4

Una capitale della cultura può essere l'occasione per ripensare il modo in cui viviamo le nostre città. 


CORRADO BELDÌ:
Credo che Parma Capitale debba essere l'occasione, perché molti di noi ragionano su come la città può aprirsi e diventare più attrattiva. E per molti imprenditori come me, si sente forte la necessità di trasformare la città rendendola ancora più bella e più attrattiva Renderla più bella significa anche lavorare, per esempio per stimolare il pubblico ad avere maggior cura dei parchi.Lavorare sugli arredi urbani più belli. Migliorare il verde pubblico aumentando la diffusione di verde. A questo proposito c'è un progetto Kilometro Verde Parco in cui noi imprenditori abbiamo deciso di creare alcuni chilometri di fasce boschive ai fianchi dell'autostrada A4, proprio in corrispondenza di Parma. E poi, ovviamente, lavorare per rendere la città più viva e accogliente, accogliente significa provare in tutti i modi a lavorare sul centro storico per salvare le botteghe storiche e fare in modo che il centro continui ad essere vivo e vissuto e luogo di attività artigianali e commerciali.
Lavorare quindi sulla memoria perché ci sono dei luoghi, dei negozi bellissimi che non possono essere persi, ma lavorare anche sulla creatività. Una città attrattiva non è solo un posto per turisti


CARLO FERRETTI:
Oggi le città sono i centri culturali, economici e sociali della società contemporanea. Secondo il World Urbanizzati Prospect del 2018. Delle Nazioni Unite, nel 2050 quasi il 70 della popolazione mondiale vivrà in aree urbane.
Grandi, grandissimi agglomerati urbani continuano l'espansione più o meno controllata. Sempre più spesso, non riuscendo a garantire un giusto equilibrio tra opportunità, costo della vita, offerta culturale e benessere. Vivere in città sì, ma a misura d'uomo.


CORRADO BELDÌ:
Avrà un futuro. E se riuscirà ad essere una città sempre più internazionale, una città che attira persone dall'Italia e dal mondo. La demografia a Parma, in controtendenza rispetto ad altri luoghi italiani. La popolazione a Parma sta aumentando.


CARLO FERRETTI:
Parma è la prima città in Italia per crescita demografica, registrando un aumento del 14 per cento della popolazione dai 172 mila cittadini del 2009 agli attuali 196 mila.


CORRADO BELDÌ:
Abbiamo bisogno di più stranieri. Abbiamo bisogno ovviamente di professionalità, di persone di qualità, perché il nostro sistema imprenditoriale, aziendale e anche culturale ne avrà bisogno E quindi io sogno tra dieci anni, in vent'anni.
Una Parma sempre più aperta e sempre più cosmopolita, dove anche giovani coppie hanno voglia di trasferirsi e di vivere la propria esistenza. Forse anche perché è cambiato il modo di vivere. Quindi chi non ha più voglia di vivere in una grande metropoli, può trovare in Parma un centro storico di luoghi di bellezza e anche di servizi che debbono essere per forza di cose internazionali, un'università in grado di formare i propri figli Ecco tutta una serie di elementi che possono facilitare il trasferimento di un francese, di un New Yorkese, un australiano a Parma, dove magari può continuare a svolgere la propria professione come una professione intellettuale oppure trovare un lavoro.
Perché le aziende, io credo, devano vincere le loro sfide sui mercati internazionali avranno sempre più bisogno di personale qualificato che magari appunto proviene da territori stranieri.


CARLO FERRETTI:
C'è un delicato equilibrio tra attrattività, progresso e sostenibilità di una città. Questo a Parma lo sanno bene. Il progresso può essere una voragine incontrollata quando la prosperità economica di una comunità non cammina mano nella mano con il benessere dei propri cittadini.
Nessuno deve rimanere indietro. Un concetto che purtroppo oggi è sempre meno comune Attrarre nuovi cittadini significa proporre dei modelli coraggiosi, dove la qualità della vita è al centro di ogni conversazione sociale e politica. Non esistono compromessi. Il lavoro oggi non è più l'unica priorità. I dati sulla crescita demografica negli ultimi dieci anni dimostrano che a Parma questo concetto vede radici ben lontane e antiche.
Una città a portata di mano che grazie alla capitale della cultura si propone come alternativa alle grandi città, alle aree dormitorio e alle centinaia di ore di traffico ogni anno.
Bisogna dare tempo agli abitanti della città e così facendo curare gli squilibri e le fratture a partire da quella endemica tra centro e periferia, di centralizzare la ricchezza e soprattutto ridurre le emissioni di gas serra dovute alle abitudini insane delle metropoli.
Le città sono il problema, ma possono anche essere la soluzione. In un mondo ricco di metropoli e di progresso, senza freni si assiste oggi al ritorno di uno stile di vita lento, uno stile di vita che migliora il proprio tempo quotidiano e si mette in dialogo con le reti locali.
Parma 2020 2021 è anche questo una formula oggi sempre più imprescindibile, fatta di lentezza, accessibilità e qualità economica. Fare. Fare, ma respirare con calma.


CAPITOLO 5

CARLO FERRETTI:
Attraverso questo podcast stiamo imparando a relazionarsi con il tempo e il tempo di una capitale. Il tempo di una città, il tempo di vita e di cambiamento. Ogni trasformazione ha un tempo in cui accade.Ed uno in cui mette le radici oltre l'ultimo giorno. Cosa rimane quindi in questa capitale?
Possiamo davvero dire che l'anno di programmazione non è stato solo un anno di eventi aperti alla cittadinanza, ma la tappa di un lungo cammino. E come ogni tragitto ci sono cose che funzionano ed altre che non vanno secondo i piani, ad esempio. A volte il rischio può essere quello di piegarsi su se stessi, di non riuscire comunicarsi nel modo giusto.


FRANCESCA PIZZO:
Forse c'è stato un po di autoreferenzialità. E una caratteristica forse necessaria a quello che è il programma di una capitale chiaramente devono guardare. Bisogna guardare a se stessi per andare oltre se stessi. Però, forse anche un po a causa delle complicazioni che questo capitale ha vissuto c'è stato un po un limite nella autoreferenzialità.


ALESSANDRO CHIESI:
E poi un'altra cosa, che però è sempre una sfida.
Obiettivamente la capacità di comunicare quello che si fa è quello che si ha in questo Paese. Abbiamo scontato anche le difficoltà del momento. Però sicuramente si può far sapere le cose che si hanno, le cose che si fanno. E altrettanto importante di farle, perché se no il valore non c'è. Quindi abbiamo imparato tanto. C'è sicuramente tantissimo spazio di miglioramento.


CARLO FERRETTI:
Comunicarsi significa rendersi accessibile al prossimo. Aumentare l'attrattività verso un modello diverso. A volte ci si chiude in se stessi, a volte semplicemente non si vuole alzare la voce. Forse in questo Parma è un po 'come Tecla, la città invisibile di Italo Calvino, che poco si vede dietro gli steccati di tavoli e le pareti di tela di Sacco.


ALESSANDRO CHIESI:
Perché Parma un po è una città che è molto ricca di tantissime cose, però si è sempre un po nascosta.Non è una città semplice in cui si arriva e in cui tutti si trovano immediatamente a proprio agio e al tempo stesso. Però invece c'è una ricchezza anche delle persone che poi, quando si riesce a trovare la via giusta per inserirsi si scopre appunto che c'è tanto dietro a questo. E ripeto, la differenza, come al solito la fanno le persone che hanno tante un cuore, un cuore grande e una passione grande.
Dobbiamo sicuramente essere più bravi, è uno degli obiettivi che ha a Parma perché lo sente. Magari non lo esprime, però lo sente la capacità di diventare ancora più inclusiva e accogliente. Perché da un lato è giusto e perché dall'altro è una cosa ineludibile per il nostro futuro. Se vogliamo continuare a crescere in maniera sostenibile. Da lì dobbiamo passare.
Ecco quindi aprire un po, aprirsi un po di più. Secondo me avere il coraggio di farlo, perché dietro invece c'è tanta sostanza e tante tante possibilità.


CARLO FERRETTI:
Crescere in maniera sostenibile. Proporre nuovi modelli come Parma 2020 2021, non fatto si intreccia con la capacità di accogliere l'ibridazione. Riuscire a parlare all'esterno della città. Forse questo è mancato in questi due anni.
Per diverse ragioni Parma si è concentrata verso l'interno, verso la sua comunità, costruendo un processo che è rimasto a questo punto una domanda: la scelta di una capitale della cultura di riferirsi ai suoi cittadini le preclude necessariamente di essere la capitale di tutti gli altri? Il futuro di Parma passerà anche da questo, dalla sua perseveranza, dalla disponibilità a continuare ad innovare il proprio modello e comunicarlo efficacemente ed essere così sempre attrattiva per tutti e tutte coloro alla ricerca di un luogo a misura d'uomo.


CAPITOLO 6

CARLO FERRETTI:
Nella città dell'Opera tutto sembra risuonare una città piena di vita che strabordante di umana sonorità.


FRANCESCA PIZZO:
Parma è una città di opposti perché io non ho mai vissuto una città più rumorosa di Parma. Per quanto io sia di Napoli e abbia vissuto a Manchester, Birmingham, Milano, per la quantità di persone in strada, perché il centro è chiaramente pedonale. Quindi c'è tantissima gente che si muove in bicicletta a piedi.
Si muove in un'area abbastanza concentrata per la quantità impressionante di autobus e tram che girano per la città. Quindi servizio pubblico ottimo rumore altissimo.

*Ricordati di Gino Paoli in sottofonodo*

CARLO FERRETTI:
Parma rumorosa. Quello che non ti aspetti. Ma se ci concentriamo su quello rumore ci rendiamo conto che è diverso da quello che le grandi città ci hanno abituato. Non sentiamo i rumori chiassosi delle auto, dei clacson, di una vita frenetica.
Piuttosto possiamo scorgere il suono del pedalare, di catene di biciclette, le chiacchiere, le storie della gente, il suono di una città che cammina già durante il giorno corre, ma pur sempre a passo d'uomo. Gente per strada, rumori di vita. Nella città delle due anime. Il pensiero ritorna a quella Parma immortalata da Bernardo Bertolucci nel 1964 nel film Prima della rivoluzione.
Una città già allora briosa. Il film che sembrava muoversi a tempo con la vivace sonorità, ricorda di Gino Paoli
“che quel giorno, quel giorno credo che un giorno come tutti gli altri. Ma tutto è cominciato quel giorno “


CARLO FERRE
Nel nostro quaderno degli appunti ci portiamo da una parte l'idea di una cultura imprenditoriale che investe sul welfare e sulla trasformazione sostenibile della propria città e dall'altra la capacità di intendere la programmazione culturale non solo basata su eventi dal vivo in larga scala, ma anche sullo spessore e sulla durata dei progetti accolti e sviluppati. Già la durata sette anni, la durata è una delle sfide del nostro tempo e da Parma possiamo imparare questo. Come immaginare percorsi culturali nella durata a lungo termine, quelli a respiro lento che iniziano in un tempo remoto e proseguono in un tempo che si sa qual è, perché costruito con altri compagni di viaggio della stessa città.
Tutto è come fare, fare, ma respirare con calma. Questo è un ottimo proposito. Per il nuovo anno come nelle città che mirano ad essere più sostenibili. Basterebbe così poco ripartire da un passo più lento e deciso, come Parma.


OUTRO:
Kublai, il podcast sulle capitale della cultura. Un racconto attraverso le voci delle città che cambiano, prodotto da Itinerari Paralleli e Arti in libertà con il sostegno della Fondazione Cariplo, scritto e curato da Carlo Ferretti, Andrea Ciommiento e Paola Caputo.

La sigla, le musiche e il sound design sono di Diego Ceo.
La postproduzione è di Diego Ceo.
Project manager: Valentina Asquini.
Head of  Communication: Alberto Piazzalunga
Registrazione studio in collaborazione con Altrimenti labs.





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