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Matera
La città sottosopra
(Kublai è un podcast accessibile a tutte e tutti.)
CRISTINA AMENTA:
A Matera mi lega la vita. Ho passato a Matera i primi 18 anni della mia vita, c’è la mia famiglia, c’è la mia casa. La mia terra è il posto dove sento che ci sono le mie radici poi ho avuto per fortuna la possibilità di tenere le radici salde a Matera, ma poi di avere una chioma che si è ha toccato varie parti del mondo.
CARLO:
C’è stato un momento in cui Matera ha avuto gli occhi di tutta Europa puntati su di sé. Una cittadina dell’aspra Basilicata, quasi al confine con la vicina Puglia, che diventa per un anno la Capitale in Europa della Cultura.
La Capitale. Questa parola richiama il peso di una responsabilità ad eccellere, a rappresentare non più un paese di 60mila abitanti, ma un continente intero, ed essere pronta ad accogliere nuove diversità, lingue e vite. Però la Capitale è anche l’espressione più intensa, definita ed acuta della cultura di un luogo, di una nazione o di un continente.
Matera ha indossato quindi il suo vestito migliore, per simboleggiare l’occasione di rivalsa di sé e di tutto il Sud Italia, per superare lo scetticismo e il senso d’inferiorità che hanno rallentato lo sviluppo del Meridione.
Matera è una storia al margine, come molte della nostra penisola, vero. Ma assolutamente unica, a tratti emblematica, simbolica. La città vergogna d’Italia, come venne definita da Palmiro Togliatti nel 1948, mentre guardava la città antica, i Sassi, dall’alto della cinta che la circonda, lì dove oggi si trova quello che i Materani chiamano l’AFFACCIO. La città vergogna d’Italia diventa una Capitale Europea. Un percorso così brillante da poter far venire le vertigini e perdere per strada significati, persone e parole.
Per questo, raccontare Matera non è mai un sforzo sterile. Lungo la trama, c’è il rischio di venire attratti dal richiamo irresistibile della sua storia millenaria, della sua sfrontata resilienza, dalle sue fragilità così vivide e tangibili da attirare le attenzioni di molti artisti ed intellettuali. Ma è al di là delle sue immobili sembianze che si muove un fiume di persone, parole e progetti in grado di scuotere i bordi di una nuova storia, per la città ed i suoi abitanti.
Matera è una città accogliente, capace di aprirsi al suo destino
, un
Ed è da qui che abbiamo deciso di far partire il nostro viaggio, dalla città dei sassi, diventata Capitale Europea della Cultura del 2019.
Dove tutto è nato, in un pentolone di trasformazioni e cambiamenti, di stupore ed apertura.
Intro
CARLO:
Kublai ascolta;
vuole scoprire le città del suo impero.
Marco Polo racconta;
e ne rivela le forme più intime.
Siamo partiti da qui, dalle “Città Invisibili” di Italo Calvino.
Perché “le città, come i sogni, sono costruite di desideri e di paure”.
Sono il filo di un discorso segreto dove una cosa nasconde sempre un’altra.
Io sono Carlo Ferretti e questo è “Kublai” - il podcast sulle capitali della cultura, un racconto attraverso le voci delle città che cambiano, prodotto da Itinerari Paralleli e Arti in Libertà con il sostegno di Fondazione Cariplo.
Abbiamo chiesto a diversi ospiti di raccontarci le loro scoperte.
Sono abitanti, progettisti, direttori creativi, amministratori e amministratrici locali.
E come Kublai, anche noi, siamo rimasti lì ad ascoltare questi esploratori.
Abbiamo scoperto alcune città: Matera, Parma, Procida, Bergamo-Brescia, Pesaro.
Tutte accomunate da un orgoglio: diventare per un anno Capitali della Cultura
Capitolo 1
IL RACCONTO DELLA CITTÀ
CARLO:
Per raccontare Matera partiamo da un'immagine, che ci offre Cristina Amenta, architetto impegnata in diversi progetti legati a Matera 2019 Capitale Europea della Cultura:
CRISTINA AMENTA:
La mappa di Matera da Est a ovest. Ci sono i Sassi e La murgia. È una città che sembra sia a ridosso sul mare. Quando arrivi sul mare è il vuoto.
Un orizzonte non fatto di pesci ma di terra e quadrupedi. [SUONO IN DISSOLVENZA]
La gravina e i sassi. Si guardano da migliaia di anni. Immobili.
Matera è una città inserita come altre città della Basilicata e della Puglia, in un sistema di gravine. Queste erano degli antichi fiumi, che nel tempo hanno lentamente solcato delle enormi cavità, dei canyon. Oggi, appaiono come dei torrenti che scorrono sul fondo di ampi dirupi.
La gravina divide la città di Matera, nella fattispecie i Sassi, dall'altopiano della Murgia, che in pochi sanno, in realtà, di essere parte del sito Unesco di Matera, rendendolo per estensione uno dei più grande al mondo.
In questa gola, in questa insenatura dove da una parte c'è la città, che qualcuno dice scolpita, E dall'altra parte il paesaggio brullo, si affacciano piccoli insediamenti rupestri e chiese incastonate nella rupe.
Continua Cristina…
CRISTINA AMENTA:
E come tutte le città che sono sul mare, è rappresentata con un linea orizzontale.
Invece Matera è una città assolutamente verticale, verticale in tutte le sue dimensioni, sia nella dimensione bidimensionale, appunto, guardata su una mappa, sia in una dimensione tridimensionale, immaginando i sassi dove c'è una punta che idealmente è quella del campanile. E poi c'è tutta una stratificazione di case e grotte, poi di nuovo case e poi di nuovo grotte che arriva fino alla gravina, o quasi fino alla grande. Quindi Matera è una città verticale è una città che ha delle caratteristiche molto simili a quelle di una città di mare.
[Pausa suono]
CARLO:
Dice Eugenio Verricelli, nel 1500, «in Matera li morti stanno sopra li vivi». Di notte tutti gli abitanti della città mettono fuori i loro lumi, dalle case e, allo spettatore che guarda dal piano, i Sassi, in basso, sembrano illuminarsi come un cielo stellato. Così, i morti sono sopra i vivi, e il cielo e le stelle sotto i piedi degli uomini, non sulla loro testa.
Matera è una città verticale, e i Sassi sono giù, basta affacciarsi.
PAOLO PALADINO:
Matera è una città dove arrivare alle otto di sera….
Lo porto al castello, a La Martella… Piazza Vittorio Veneto…
Dicono “è vero quello che sto vedendo?”, e poi riguardano,
Ogni volta dico: “questo è il presepe più grande che avete visto, l’hanno costruito i materani non i cartapestai”.
CARLO:
Il nostro esploratore, Paolo Paladino, ci è stato presentato come il Sindaco della Martella.
La martella è un borgo rurale parte di Matera e noto per l’intervento urbanistico che negli anni 50 coinvolse tra gli altri Adriano Olivetti, per costruire nuovi quartieri della città, dopo lo sfollamento dei Sassi.
CARLO:
Il nostro esploratore, Paolo Paladino, ci è stato presentato come il Sindaco della Martella.
La martella è un borgo rurale parte di Matera e noto per l’intervento urbanistico che negli anni 50 coinvolse tra gli altri Adriano Olivetti per costruire nuovi quartieri della città, dopo lo sfollamento dei Sassi. Olivetti è un imprenditore visionario: raggruppa intellettuali e urbanisti per comprendere come costruire città a misura d’uomo, dando spazio alla storia delle comunità locali.
“La città non dovrebbe mai dimenticare la mescolanza”.
Mescolanza di persone e comunità a partire dalla memoria di un luogo.
Olivetti così sogna il quartiere della Martella, a partire dalla visione di vicinato dei Sassi in risposta alla spersonalizzazione delle metropoli. La convivenza e l’accoglienza del vicinato diventa così il valore, il silenzio, il passato da non dimenticare nella costruzione delle nuove città.
Aveva compreso che le Città, come le Fabbriche, dovrebbero sempre essere una palestra di convivenza tra le persone e non solo divenire luoghi alienanti.
Così Paolo è un abitante di questo sogno olivettiano e fa scoprire ai suoi ospiti la città di ieri e di oggi. La città di ieri, fatta di radici antiche, set naturale di film come “Il Vangelo secondo Matteo” di Pasolini che ricerca nei volti lucani e nei paesaggi millenari un mondo pre-industriale legato all’Italia del dopoguerra. E poi, insieme alla bellezza della “città che era” c’è la bellezza della “città che è”. Matera, non solo location di film internazionali, ristoranti stellati e alberghi di charme, ma anche palcoscenico della nuova scena creativa lucana che grazie al suo anno da Capitale Europea della Cultura ha potuto immaginare la “città che potrebbe essere”.
Cosa era questa città? Cosa è diventata?
Città dei Sassi, città di tempi antichi.
Città delle chiese rupestri,
città della vergogna nazionale
e dello sfollamento.
E poi, come è diventata una Capitale della Cultura?
Capitolo 2
COME DIVENTI UNA CAPITALE EUROPEA DELLA CULTURA
FRANCESCO CALDAROLA:
Matera, non so se viene ricordato già spesso questo elemento, però per me è significativo. È stata l'unica, anzi la prima città a vincere una competizione con altre 21 città nel suo Paese. Cioè, come sapete, la capitale europea della cultura. Vengono designate, nel senso che il Paese viene scelto con anni di anticipo. Però poi, all'interno del Paese designato a ospitare la capitale europea della cultura c'è una competizione interna che viene lanciata cinque anni prima, quindi nel 2014. Anzi, prima ancora nel senso che nel 2011 credo che fosse già lanciata la competizione per le manifestazioni di interesse a diventare in Italia la città che nel 2019 avrebbe rappresentato la capitale europea della cultura. E in quel caso 21 città si sono candidate a diventare capitale europea della cultura. E considerate che nelle altre città, anche in Francia, anche in Spagna e in altri Paesi come Francia, Spagna, quindi grandi, si erano raggiunti numeri di 10 12 città che combattevano al titolo. Quindi Matera ha vinto una competizione che in Europa è stata la competizione più difficile da vincere perché dovevi superare altre 20 città e per una città di 60.000 abitanti come Matera, che non era a Bilbao come in Spagna, che non era Marsiglia, che non era insomma, come negli anni precedenti, una grande città che aveva rappresentato il patrimonio immateriale immateriale di un intero Paese. Matera da sola aveva svolto un ruolo importante, quindi innanzitutto questa è stata Matera dal punto di vista dell'avvio dell'esperienza di capitale europea della cultura, una città che ha vinto una sfida importante.
CARLO:
La voce che sentite è quella di Francesco Caldarola, progettista culturale pugliese e dal 2017 al 2020 project manager per la Fondazione Matera-Basilicata 2019, ovvero l’organizzazione che è stata costituita successivamente alla premiazione di Matera come Capitale della Cultura e quindi responsabile di guidare il lungo cammino di trasformazione della città.
Matera vince una sfida importante, perché il suo progetto ha superato quello di altre 20 città italiane, un caso più unico che raro nella storia della manifestazione. E poi, Matera non è Bilbao, non è Marsiglia, ovvero non è una grande città europea, non è riconosciuta per la sua storia, la sua cultura, i suoi musei o la sua energia. Non è sulla mappa delle persone. Matera non è.
Matera non è neppure Perugia, Siena o Ravenna, città anch’esse candidate a Capitale Europea della Cultura 2019, città legate ad un'immagine più tradizionale e riconoscibile della nobile storia culturale italiana, ovvero quella del Rinascimento o del Barocco, insomma ciò che ci rende famosi in tutto il mondo.
Matera, invece, è un luogo che fino a 15 anni fa era relativamente abbandonato. I sassi furono sfollati negli anni 50 e rimasti per lo più inabitati fino agli anni 10 del nuovo millennio. Molti cittadini del Barisano e del Caveoso, i due rioni della città antica, erano stati portati nei nuovi quartieri costruiti in quegli anni, tra cui la Martella, il borgo dove ora vive Paolo Paladino. Un avvenimento difficile da comprendere per chi non l’ha vissuto, che ha provocato un senso di perdita, ma anche di vergogna. Matera è stata considerata per anni un posto di cui vergognarsi, un luogo immobile, distante, brutto.
Ma è davvero cosi?
Ciò che contraddistingue questa città e il suo percorso di cambiamento è molto più profondo di quanto le infrastrutture, gli eventi e i grandi ospiti potranno raccontare, perché nasce da contraddizioni e tensioni che legano i cittadini e la propria terra ad un destino comune.
Matera è una città dalle estetiche non canoniche e quindi per questo meravigliosamente belle, emozionanti da vedere e da conoscere, frutto di un lavoro millenario di onesto e aperto dialogo tra l’essere umano e la natura. Le evidenze sono lì, davanti agli occhi, la mente e il cuore di chi sa guardare e ascoltare oltre le forme irregolari. Il caso è curioso. Non è l’ennesimo borgo medievale, non c’è una fontana al centro del paese, non ci sono le grandi statue. Eppure c’è qualcos’altro. C’è una città sottosopra, c’è una storia collettiva da perpetuare, c’è un senso di cura reciproca. I materani verso la città dei Sassi, ed essa verso i suoi cittadini.
CRISTINA AMENTA:
Non tutti sanno che una delle ragioni per le quali Matera è patrimonio dell'UNESCO risiede nel fatto che l'uomo ha abitato questo territorio da sempre senza soluzione di continuità. Quindi non può che essere un luogo estremamente accogliente, altrimenti il luogo per un suo istinto di sopravvivenza e sorveglianza della specie, a un certo punto emigra, va via.
E invece in quel territorio, da quel territorio non se n'è mai andato. E quindi solamente Matera è, tra le altre cose, una città accogliente.
CARLO:
Ecco, ripartiamo da qui. Grazie ai nostri esploratori, come Cristina, scopriamo che una città è casa quando non ti fa sentire straniero. L’accoglienza sarà uno degli ingredienti essenziali di Matera Capitale. Oltre le retoriche e i titoli, apertura e competenze hanno creato l'impasto perfetto.
MARINO SINIBALDI:
Un gruppo all'inizio piccolo di persone che avevano in mente qualcosa per quella città. Per fortuna tra quelle persone c'erano delle competenze particolari su internet locale, un'altra persona che aveva rapporti internazionali, una certa capacità di lavorare su fondi europei.
C'erano imprenditori della cultura alberghiera, il sindaco, l'ex sindaco, una persona che si occupava di comunicazione particolarmente bravo insomma si è creato questo, questa cosa che poi, all'inizio di molti processi virtuosi, un piccolo gruppo di talenti e buone volontà, diciamo così, ecco, queste due cose erano evidenti già all'inizio di questo progetto, di questo processo.
CARLO:
Marino Sinibaldi, uno dei protagonisti della programmazione culturale di questi anni a Matera. Dal 2011 al 2019 ha diretto e condotto Materadio per Radio Rai Tre, un festival che ha dato voce alla scena creativa lucana, italiana ed europea.
MARINO SINIBALDI:
E poi ci sono stati tutti gli anni di preparazione, con un progressivo coinvolgimento della cittadinanza, di persone esterne. La crescita intrecciarsi di alcune idee e di progetti culturali è durato parecchi anni. Questo è stato interessante per me seguire.
MARINO SINIBALDI:
Questa idea adesso dobbiamo dire senza esagerare, enfatizzare troppo sembra una follia fare di Matera capitale europea della cultura.
Vive a Matera dei limiti, diciamo pure di raggiungibilità, di notorietà e di facilità che rendevano veramente difficile quella candidatura. Ma quasi impossibile no.
La costruzione è stato un processo interessante che ha riguardato la cittadinanza e ha convinto la Commissione europea. Quanto a Matera, visti a Matera insieme ad altre città italiane per ricordare ci sono una divisione degli anni tale per cui 2019, una delle due capitali della cultura essere italiana.
CARLO:
Infatti è stato questo processo di coinvolgimento di abitanti e professionisti della città a rappresentare uno degli elementi decisivi per la vittoria del progetto.
… Cioè avevano delle carte culturali da giocare molto più forti e popolari, in qualche modo nitide di Matera. Matera ha vinto questo l'elemento singolare e istruttivo per tutti, in virtù di un progetto che riguardava la città, non tanto quello che già di certo più appariva a Matera. Rimane stupefatto che esista un posto così, si conservi un elemento architettonico e antropologico che fa parte della più lunga storia dell'umanità che di suo rimane colpito Da quello però a fortificare la candidatura c'era un progetto che riguardava un po la città.
CARLO:
Matera vince la competizione e diventa Capitale Europea della Cultura, perché in grado di portare se stessa, con le sue contraddizioni, le sue fragilità, la sua accoglienza ed unicità, all’interno di un progetto che riguardasse la città, per essa e con essa. Un progetto ambizioso, in grado di superare i limiti geografici e territoriali e costruire un varco che aprisse fisicamente ed ideologicamente Matera all’Europa, il meridione brullo ed isolato al continente. E l’Europa ha visto qualcosa di assolutamente unico in quel progetto, qualcosa da capire, da prendere, a cui ispirarsi.
Capitolo 3
PERCHÉ DIVENTI UNA CAPITALE EUROPEA DELLA CULTURA - IL PROGETTO DELLA E PER LA CITTÁ
FRANCESCO CALDAROLA:
Matera è riuscita nel 2014, il 19 ottobre 2014, a portare in piazza centinaia e centinaia e centinaia di persone con un enorme maxischermo che poteva tranquillamente dichiarare dal quale poteva arrivare l'annuncio del ministro Franceschini che Matera non sarebbe stata capitale europea della cultura.
Cioè l'annuncio non avrebbe certificato che Matera era la capitale europea della cultura, poteva andare ricadere su un'altra città. La scelta. Ma nonostante questo, tutta la città si è riversata in piazza. C'è un video straordinario, famoso ormai su YouTube, che racconta le citazioni e diciamo davvero l'entusiasmo di una città che raggiunge un traguardo.
CARLO:
Matera è in trepidazione. La tensione è palpabile. La speranza di vittoria non è più un atto di fede, un gesto di sano amore verso la propria terra. C’è qualcos’altro. Centinaia di persone invadono le strade serpeggianti del paese. Ci si ritrova in piazza San Giovanni. Si aspetta, si chiacchiera. Si guarda il palco, e poi il grande schermo, connesso con Roma.
Si sa, in queste occasioni, bisogna avere pazienza. Mani si abbracciano, qualcuno si tocca nervosamente bocca e capelli. La piazza è gremita. C’è tutta la Basilicata.
FRANCESCO CALDAROLA:
Questo traguardo, anche a parte, metaforicamente a parte poi dal punto di vista diciamo progettuale, di aver portato a casa un progetto importante che avrebbe portato un sacco di risorse in città.
Questo traguardo è stato sudato, è stato veramente attraversato come una transumanza di persone che si sono mosse dai comuni della Basilicata a piedi per raggiungere Matera nel momento della proclamazione che sarebbe potuta non avvenire. Ripeto davvero un momento di coinvolgimento inenarrabili. Da questo punto di vista, quindi, questa è sicuramente una delle cose più straordinarie.
CARLO:
L’allora Ministro della Cultura, Dario Franceschini, prende parola. La Capitale Europea della Cultura per il 2019 è la città di
CARLO:
E ora?
Da ora in avanti c’è un prima e un dopo. Matera, i suoi abitanti e le sue istituzioni iniziano un viaggio lungo anni, un viaggio dal quale non si torna indietro, in grado di modificare le fondamenta della sua collettività.
Per capire cosa succederà negli anni tra il 2014 e il 2019, bisogna tenere a mente che una città diventa Capitale della Cultura anche e soprattutto per il proprio progetto, il programma di lavoro in altre parole, con gli obiettivi, i temi e le azioni da compiere. Una città che diventa Capitale ha bisogno di ambizioni e Matera ne aveva a sufficienza da poter cambiare il corso della propria storia recente.
Il dossier di Matera 2019, ovvero il documento che raccoglie pensieri ed indicazioni rispetto al progetto, dimostra la bontà del lavoro fatto negli anni precedenti al 2014, ma soprattutto un trasparente senso di accoglienza verso tutte le componenti della società materana. Ognuna portava conoscenza, competenze e visioni. Ognuna doveva assumersi una responsabilità nei confronti della Matera del futuro, quella immaginata e desiderata da molti. Il progetto era quindi aperto, accogliente, co-creato.
La Co-creazione è una parola che sarà particolarmente in voga a Matera durante quegli anni. Significa creare insieme, aprire i processi decisionali ed autoriali, ed è stata spesso utilizzata nel gergo progettuale per indicare una cessione del potere decisionale da parte delle istituzionali nei confronti di una collettiva. Tutti possono essere partecipi, tutte devono contribuire al successo di Matera 2019. E per farlo, bisogna innanzitutto dare spazio alla creatività del territorio.
FRANCESCO CALDAROLA:
È sicuramente quello che abbiamo definito processo di creazione che riguardava i 27 progetti di tutto il comparto culturale e creativo lucano che sono stati coinvolti come produttori di una buona percentuale del quasi il 50 per cento del programma di Matera capitale della cultura e quindi questo ha permesso a una serie di operatori di attraversare un percorso lungo di capacità azione di esplorazione anche della possibilità di andare ben sai di poter andare a visitare realtà europee che potevano essere interessanti con una con una piccola producer che avevamo chiamato Gonzi, assegnato a tutti i produttori culturali che avevamo selezionato per questo processo. Per, diciamo andare a vedere le esperienze interessanti in Europa che potevano essere di stimolo, di di spunto per produrre delle cose ancora più interessanti Nell'anno 2019, poi a Matera e quindi questo ha permesso a loro di fare, secondo me, un percorso di crescita importante, di conoscere realtà europee e di conoscersi fra di loro. Perché poi è stato fatto un percorso anche di crescita del settore culturale lucano attraverso una serie di incontri, workshop, percorsi vari che ha permesso a questi soggetti adesso di diventare, secondo me, di portare a casa un'eredità intangibile di esperienze e di conoscenze e di strumenti che forse prima non avevano al di là dei budget, diciamo straordinari dei quali sono stati investiti.
CARLO:
Tutti possono e devono partecipare, per arricchire il progetto Capitale. Per questo, come ci ha spiegato il nostro esploratore Francesco, quasi la metà dei progetti sono stati pensati e prodotti da chi il territorio lo conosce e lo vive quotidianamente.
CRISTINA AMENTA:
La capitale europea della cultura è stata formata da due macro-aree: scena creativa lucana e l’altra di produzione site specific da compagnie fuori dalla Basilicata.
CARLO:
Tra questi c’èra l’Open Design School.
CRISTINA AMENTA:
…era un progetto nato per…discutere su temi estremamente complessi in modo multidisciplinare, quindi coinvolgendo non soltanto gli architetti, ma degli architetti, i sociologi, gli artisti e gli ingegneri e i musicisti per tirare fuori delle soluzioni concrete.
FRANCESCO CALDAROLA:
tra i selezionati un terzo dei partecipanti dalla Basilicata un terzo dall'Italia ed un terzo dall'Europa. Quindi, ogni volta che lanciava un workshop, questo doveva avere questo tipo di composizione, quindi permetteva davvero un'apertura enorme di ibridazione enorme delle competenze e del background culturale delle delle persone coinvolte. Per realizzare poi, appunto, questi progetti di infrastrutture, poi, è molto limitante definirli così. Però, per far comprendere che questi professionisti si occupavano di realizzare dei progetti di dispositivi e progetti che potessero essere di supporto delle performance, delle mappature, come dicevo prima che potessero andare in digitale per rendere aperti dei luoghi e diverse altre cose che sono state realizzate.
CRISTINA AMENTA:
Questo progetto potete capire bene quanto sia possa sconvolgere le dinamiche di una città dove i progetti si fanno all'interno delle sale comunali e li fa il tecnico del Comune.
CARLO:
Il rischio a volte, quando si cammina sul filo dell’innovazione e che questa non venga accettata. Innovare significa anche cambiare le regole, sovvertire sistemi consolidati. L’open design school è stata tutto questo e quindi non del tutto assorbita.
CRISTINA AMENTA:
non è stata capita, sicuramente non per colpa di chi non ha capito, ma per colpa di chi non è riuscito a spiegarglielo che quello era un progetto assolutamente da difendere. Però l'open design esiste ed è portato avanti faticosamente, ma con grande grinta e quindi penso che possa in qualche modo andare avanti, rinascere o magari semplicemente capire in che modo interagire con questi temi in un ambiente così complesso.
Potremmo quindi dire che l’Open Design School è stato un accompagnamento alla creazione di luoghi temporanei di Matera 2019. Ideare, progettare, costruire un luogo culturale là dove la cultura non arriva: in una piazza pubblica o in un’ex discoteca.
Un altro importante esempio progettuale è stato Architettura della Vergogna, un percorso fatto di tavole rotonde, conferenze con esperti, laboratori e incontri pubblici per architetti e urbanisti. Una sorta di psicanalisi collettiva che ha focalizzato il proprio interesse sulla trasformazione di questa città e sulla sua identità, passando dal un sentimento di Vergogna a un sentimento d’Orgoglio come ci spiega sempre la nostra esploratrice Cristina.
CRISTINA AMENTA:
Un altro progetto è quello di un altro progetto, quello di cui ho fatto parte come project leader, che è architettura della vergogna e che è stato l'unico progetto di architettura.
Possiamo dire di Matera Capitale europea della cultura ed è un progetto che ha lavorato sul concetto di ribaltamento di un giudizio ribaltamento che si può fare a seguito di un lavoro quasi psicoanalitico sul sentimento della vergogna associato a quello dell'architettura. Era l'unica città che poteva farlo, a nostro avviso era Matera, perché Matera è stata una vergogna nazionale.
E poi città Unesco e poi capitale europea della cultura, per cui poteva affrontare il tema della vergogna, senza dover quindi ricadere gli imbarazzi con un atteggiamento estremamente positivo.
CARLO:
E alla fine c’è Silent City, primo progetto italiano di “opera lirica di comunità” con il coinvolgimento di artisti, studenti delle scuole, abitanti di quartieri all’interno del processo creativo che ha portato in scena cantanti e musicisti professionisti insieme a cori cittadini. Una produzione artistica che ha visto due terzi del suo budget investiti in “laboratori aperti al pubblico” e non solo in “prove” per lo spettacolo.
CRISTINA AMENTA:
un terzo progetto è stato quello di Silent City, cioè un progetto di creazione di un'opera lirica di comunità contemporanea da zero, dove mi sono occupata di tutti gli aspetti legati al tema dell'accessibilità e quindi di come fare a rendere un prodotto complesso come quello di un'opera lirica accessibile a pubblici ampi, includendo persone con disabilità fisica e senso percettiva.
Abbiamo fatto per la prima volta creato un'opera lirica intera, interamente interpretata nella lingua italiana dei segni, quindi non interpretata nel senso introdotta proprio, interpretata in visual vernacolare ed è il primo caso, credo, in Europa.
CARLO:
Si sente dire spesso di Matera 2019 che sia stato un grande laboratorio cittadino. Operatori culturali, abitanti, professionisti, turisti, tutti proattivamente o da spettatori, hanno partecipato a questo intenso momento di ebollizione culturale. I progetti rappresentano i tasselli visibili di questa attivazione, come sono stati declinati i temi ed adoperate le risorse.
Oltre questo ci sono le relazioni tra persone e territori. Matera è stata una capitale che ha provato a dialogare non solo con l’Europa, ma con tutta la Basilicata. Ancora Francesco.
FRANCESCO CALDAROLA:
Matera si è rapportata con il territorio limitrofo. Intanto, dovendo prima coinvolto, convincere le città della provincia di Potenza che valesse la pena entrare in un percorso che riguardasse tutta la Basilicata, per cui poi la Fondazione si è chiamata a Matera, Basilicata 2019 per spingere su questo sentimento di riunione un po di una regione che a volte davvero con soli due capoluoghi di provincia si sente, si sente divisa e questo tempo è peculiare.
E poi, appunto, si è cercato di lavorare un po su con un progetto straordinario che io ricordo che a me sembra una delle iniziative sicuramente più quasi politicamente passera il termine interessanti. Che capitale per un giorno, cioè fare in modo che ognuna delle città della Basilicata potesse candidarsi di tutte le città della Basilicata, credo 141 comuni. Se non sbaglio, adesso di lui potrei sbagliare, ma un centinaio di comuni della Basilicata potessero candidarsi ad essere capitale europea della cultura per un giorno.
Quindi abbiamo sviluppato un programma che permetteva di accedere a un finanziamento della Fondazione Matera Basilicata 2019 per interpretare il modo di ogni comune, anche di 500 abitanti, di essere capitale europea della cultura, cioè perché solo Matera, anche tutti i piccoli paesi della Basilicata possono essere capitale europea della cultura per un giorno, Matera per un anno. Gli altri e altre città per un giorno.
E questo è stato un processo straordinario che ci ha portato in tutti i Comuni della Basilicata a fare delle cose bellissime, alcune più belle e alcuni meno forse d'impatto. Però tutta una serie di personaggi significativi per Matera e Carnevali lucani. Tantissime cose che i Comuni borghi. Adesso si parla tanto di borghi con Pnr, ma tutta una serie di cose che i Comuni della Basilicata volevano rappresentare. Volevano raccontare al mondo, l'hanno potuto fare con questo progetto.
CARLO:
È il 19 gennaio 2019.
Si accendono le luci di festa.
Nelle vie di Matera si avvicinano abitanti e turisti,
artisti internazionali e bande cittadine.
Nella cerimonia di apertura di Matera, capitale europea della cultura, abbiamo messo insieme le bande folcloristiche. C'è la banda come dispositivo folkloristico culturale di ogni territorio, quindi di Rieti, la capitale europea della cultura 2021 2020 Galway, così come di Leonardo, capitale europea della cultura 2018, così come di San Chirico Riparo. Adesso non ricordo quali fossero tutte le bande di Monte Scaglioni, cioè le bande dei comuni della Basilicata, insieme alle bande europee per raccontare la storia di una di una di una regione che si vuole confrontare con il resto del mondo.
Ci sono persone che camminano, altre che suonano.
Ci sono le bandiere dell’Unione Europea insieme alle candele che illuminano i piccoli labirinti di pietra. Ci sono danze e fuochi d’artificio.
È un giorno straordinario e il nostro esploratore, Paolo, si trova proprio lì.
PAOLO:
L’inaugurazione sì, perché il giorno dell’inaugurazione…
(Tutta la storia delle Campane)
… Se andate su internet capirete di cosa parlo…
*Concerto campane*
CARLO:
La memoria di Paolo fa un volo nel passato, in quel preciso momento.
Il momento in cui suonano le campane dei Trans Express, il collettivo francese coinvolto nella Cerimonia d’apertura insieme a molti altri artisti internazionali e locali.
E insieme alle campane brillano i suoi occhi rivolti verso il cielo di Matera.
Capitolo 4
AFTER PARTY: COSA RESTA DOPO
CARLO:
Durante la creazione del nostro podcast ci siamo chiesti quali erano le domande giuste da fare ai nostri ospiti. Abbiamo pensato a una lista di domande che potessero farci scoprire visioni inedite. Quando abbiamo riflettuto sul ruolo di Capitali della Cultura ci è balzato agli occhi l’idea di un “tempo determinato”: un anno. Solo un anno di eventi, certo con tanto che avviene prima, ma comunque un anno. Allora ci siamo detti: “e poi?” Cosa rimane di tutta questa bellezza, finita la festa? Qual è l’eredità che rimane agli abitanti di queste città? ma anche a tutte quelle realtà culturali coinvolte in un processo collettivo così straordinario.
MARINO SINIBALDI:
Questo è un grande problema. Ogni volta che ci si concentra degli eventi si rischia di trascurare il dato più strutturale, che è quello che fa la cultura di città. La rete dei libri che è una scuola all'altezza dei bisogni di istruzione. Tutto questo quindi? Questo problema in Matera si è posto termini enormi perché è stata enorme l'esposizione della capitale.
Cosa resta dunque? Cosa c'è di strutturale, di stabile nella trasformazione della città? Questa è la prima domanda. La seconda cosa. Il secondo problema accennato è il tema di un sito solo turistico, diciamo cioè dei centri storici. Questo è vero Città della movida all'interno della città di Roma. È una dimensione turistica molto più riconosciuta, però la trasformazione dei centri storici, i luoghi del divertimento fisico si dice con una brutta parola.
CARLO:
Movida, luoghi movimentati di una città.
Locali, ristoranti, alberghi, vita notturna.
Prezzi alle stelle.
Di questo ci parla Sinibaldi e ci racconta di un episodio emblematico accaduto a Matera.
Una piccola libreria nel centro storico che viene sfrattata a causa dell'innalzamento dei prezzi e dei valori immobiliari in crescita esponenziale. Per fortuna quella piccola libreria non muore ma viene portata in un altro luogo della città.
Eppure, ci dice Sinibaldi, quella è la spia di un problema.
Un problema non banale: cosa accade quando porti in un luogo grandi manifestazioni e grandi afflussi di pubblico?
Non è un problema banale, ma quando tu valorizzi un luogo ci porti grandi manifestazioni culturali, quindi grande afflusso di pubblico.Salgono i prezzi dei locali che stanno lì le piccole iniziative culturali sono le prime a essere pulse perché non riescono a tenere il ritmo del valore dei locali. Questa cosa, che è banale ma è fatale che avviene un sacco di luoghi, è avvenuto anche a Matera. Lì si è trovata una soluzione alternativa, ma è la spia di un problema.
CARLO:
Movida, bolle immobiliari e gentrificazione: sono parole importanti da segnare nel nostro quaderno degli appunti. Perché da questa prima Capitale gli esploratori ci raccontano non solo la bellezza ma anche la fatica del loro viaggio; al di fuori dell’immagine di una città-cartolina, da trasformare in calamita per i frigoriferi delle nostre case.
Matera è una città che cambia velocemente, e quando questo succede può portare con sé frenesia. Un'impalcatura intangibile e tangibile chiamata Capitale Europea della Cultura è un peso a volte troppo grande e vertiginoso per una cittadina di provincia del Sud Italia. La vertigine genera incontrollabilità, la fretta lascia indietro.
FRANESCO CALDAROLA:
Questi processi sono complessi. Io credo che rivedremo un po' tutto. Come funzionano le capitali europee della cultura, i meccanismi di assegnazione? Ci sono tante cose che vedrei per poter poter permettere alle città di assorbire in maniera più graduale, metabolizzare in maniera più graduale delle esperienze così così grandi 52 milioni di euro da spendere in un anno in una città delicata, con delle fragilità strutturali, con delle fragilità culturali.Perché chiaramente poi tutta l'esperienza dello spopolamento dei sassi è ancora insito nella cultura di chi abita a Matera. Ci sono tutta una serie di fragilità che non potevano subire un meccanismo così quasi violento come quello che le capitali europee della cultura, per forza di cose, porta due milioni di visitatori in un anno. E tutta una serie di cose che chiaramente, nell'ottica di chi fa del turismo una leva per lo sviluppo, ti dice Ovviamente questo è manna dal cielo.
CARLO:
Una città è un organismo vivente, con una propria identità, un proprio corpo ed una propria anima. Questa cambia e si trasforma, e con essa i propri cittadini. Durante questo podcast capiremo e scopriremo come grandi eventi, come le capitali della cultura, siano in grado di generare stimoli e nuove modalità nelle città, portando cambiamenti non sempre assimilati con i giusti tempi. Qualcuno può rimanere indietro. La stessa città può rimanere dietro una prospettiva, un'immaginazione collettiva. Un progetto di cambiamento cittadino potrebbe non essere condiviso o adatto alla città.
C’è una città visibile, ed una invisibile. Ed è questa, come ci ha detto Francesco, che ha bisogno di essere accolta e compresa, con gradualità. Il rischio è quello di essere guidati dalla frenesia, come a tratti successo a Matera. Proveremo a capire, nel corso di queste puntate, quanto sia possibile agire sui meccanismi stessi di funzionamento delle capitali della cultura, partendo proprio dall’esplorazione di ciò che non è visibile.